CAFE’ SOCIETY

Pubblicato: ottobre 24, 2016 in Uncategorized

Fonte: Trovacinema.it

Regia: Woody Allen

Con: Steve Carrell, Parker Posey, Kristen Stewart, Jesse Eisenberg, Paul Schneider, Blake Lively

Genere: commedia sentimentale

Marvin e Joe sono seduti uno di fronte all’altro in quello che sembra un bar. Ognuno dei due ha davanti a sé scartoffie di vario genere. Il clima sembra rilassato.

JG (sorridente): E’ passato tanto tempo..

M (sorridente): Anche se sembra ieri che abbiamo scritto l’ultima.

JG (con aria interrogativa): Già…Ma perché abbiamo smesso?

M (diplomaticamente, reprimendo con stile un po’ di rabbia): Comunque sia, varrà la pena ricominciare.

JG (dopo una pausa):Comunque sia, non è stata colpa mia..

M (saltando per aria): Anche con la rima mi vuoi far arrabbiare? Cosa vorresti insinuare?? Non è stata nemmeno mia! (pausa)

JG e M (all’unisono): Se tu non avessi.. (si guardano attoniti, dopo una breve pausa)…Oh..Ma vaa!!

(Si alzano nello stesso momento andando uno nella direzione opposta dell’altro; il movimento d’aria fa scivolare a terra i fogli che prima erano sul tavolo)

VISTO DA MARVIN

Davvero insopportabile, quel Joe!

Ormai ne è passato di tempo dai primi film di Woody Allen. Ormai l’ironia di questo arzillo 80enne si sta un po’ affievolendo… Oppure sta solo mutando?. Trovo che con questo film sia emersa la sua parte più malinconica e sentimentale e sia andata a perdersi quella sua particolare caratteristica “graffiante” con battute dai doppi sensi che tanto erano presenti in altre sue pellicole più datate. L’ambientazione dei mitici anni ’30 e il contesto che vedeva l’industria “Hollywood” in pieno fermento poteva e doveva a mio avviso essere un grande spunto di analisi critica verso il cinema, lo star system e i molti personaggi che brillavano in quell’epoca, fatta di lustrini e di tante parole di facciata.

Invece no, il regista sfiora questo mondo usandolo solo come contesto scenico per una storia d’amore, un triangolo amoroso che concentra tutta la sua narrazione su di sé. Non che gli attori siano stati poco capaci: Jesse Eisenberg è un giovane “Woody Allen” con i tanti suoi modi di fare che il regista vede sicuramente in lui se stesso e Kristen Steward sta finalmente scrollandosi di dosso la Bella di Twilight. Ma sono i “non protagonisti” che mi hanno colpito di più: un bravissimo Steve Carrell, capace di passare da commedie di basso costo a ruoli come questo e la biondo-platino Blake Lively, che sullo schermo rimane per pochi momenti ma che tanto son bastati per farci innamorare di lei.

Nel raccontarlo cosi sembra proprio un film leggero e invece… Dove non è presente la sua famosa ironia di molti e molti film e, riferendomi alle sue ultime pellicole, quella verve grottesca presente in “Irrational Man” o quella liberazione schizzata di “Blue Jasmine” affiorano stavolta battute al vetriolo presenti però in maniera decisamente minore rispetto al solito. In particolare il film è devastante nel mettere in scena il senso di sconfitta, sia morale sia amorosa di un uomo. Solo che lo fa in maniera da non gridarlo più di tanto, ma lasciando che pian piano questa sensazione ci coinvolga col trascorrere del film.

La nota positiva per eccellenza arriva dal lato tecnico, la fotografia. Per la prima volta il regista lavora con il direttore Vittorio Storaro. Ho trovato che l’illuminazione dei paesaggi, dei volti, degli occhi e di tutti i luoghi chiusi di questo film sia in assoluta la migliore che Woody Allen abbia mai avuto prendendo in considerazione tutti i suoi film….dichiarazione forte ma doverosa.

 

VISTO DA JOE

Uff… Com’è noioso Marvin!!

Woody Allen ha un appuntamento fisso con l’autunno perché è sempre in questa stagione che fa uscire i suoi film.

Va detto che osservando un po’ la sua ultima produzione, il suo estro si è un po’ opacizzato. Ma Allen mantiene sempre un carisma tale che ogni suo titolo porta sempre una certa curiosità.

Per cui sono andato a vederlo.

Si apre il film e subito si è catapultati fantasticamente in quegli anni ’30 di cui già il titolo suggeriva. L’operazione riesce anche per una serie di motivi non trascurabili: la musica è magica, le atmosfere non sono verosimili ma addirittura reali (Wooodyyy… hai ritrovato il tuo magic touch??).

In alcuni contesti la pellicola raggiunge interessanti vette estetizzanti, rapppresentando colori anche un po’ ricercati ma sicuramente d’effetto (Woody..allora sei ‘tornato’!).

E poi ci si mette la storia ad ammaliarti, offrendo un gioco delle parti che è allo stesso tempo sia vintage sia attuale. Colpiscono molto le due attrice al centro della storia (Kristen Stewart e Blake Lively): il trucco, il parrucco, la loro singolare espressività nel recitare catturano fin da subito.

Tiri quindi un sospiro di sollievo vedendo anche la mentalità di quell’epoca, con le sue ingenuità e le sue malizie, affiora spontaneamente dal montaggio della pellicola: del resto non è la prima volta che Allen si dedica a film “d’antan” con una maestria che sembra non avere pari nel mondo della cinematografia. E mentre ti crogioli per il fatto che il regista sia tornato alle vette di un tempo, ecco che arriva il finale.

E tutto quello che hai pensato prima… sfuma!

Lo so, quello che sto facendo è GIA’ uno spoiler: più che un finale suggerito o un finale che apre diverse prospettive, questo un film ha una conclusione che non sa come si conclude. Sono da sempre fautore di film che lascino un margine allo spettatore. Posso quindi accettare l’ipotesi di un film che permetta allo spettatore di costruirsi un proprio finale: aggiungo però che il Woody Allen del tempo che fu avrebbe terminato la sua opera diversamente.

A parte questo, rimane comunque un film dalle atmosfere veramente accattivanti.

Fonte: youtube.com

commenti
  1. Punto Dritto ha detto:

    Bentornati! Che piacere potervi leggere di nuovo, spero proprio di andare a vedere questo film. Ciao e spero a presto!

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