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Locandina del film Citizenfour   Locandina del film Mia madre

Fonte: Trovacinema.it

 

CITIZENFOUR – Visto da Marvin

Regia: Laura Poitras

Genere: Documentario

Il genere “documentari” ha sempre poca visibilità e successo al cinema, c’è sempre la convinzione che questo stile sia sempre “come vedere una lezione di scuola……una noia mortale”. Visto che genera pochi incassi, è sempre più difficile trovare cinema che ne proietti qualcuno. Deve forse arrivare un film importante per suscitare qualche interesse da parte del pubblico. In effetti questo film non è tanto interessante per il fatto che tocchi nel vivo gli italiani, visto che viene percepito come un prodotto tipicamente americano (cosa non proprio vera perché i fatti narrati toccano il pianeta intero). L’interesse è invece legato al fatto che questo è il film vincitore dell oscar come Miglior Documentario.

Ha la faccia da bravo ragazzo Edward Snowden, colui che è al centro di questo documentario. Egli è la persona che ha reso pubblici i documenti che attestano il preoccupante e sempre sospettato fatto che gli Stati Uniti d’America tramite l’agenzia N.S.A. è in possesso di un sistema che spia ogni nostro movimento, ogni nostra ricerca su internet. ogni nostro pagamento etc…. etc….

C’è una precisa scelta di taglio stilistico durante la storia. Fateci caso: non ci sono commenti da parte di esterni ma solo fatti reali. E anche quei passaggi che sembrano commenti o opinioni, sono semplicemente i veri servizi giornalistici che andavano in onda in televisione mentre tutta la storia veniva resa pubblica. Più che documentario, bisognerebbe chiamarlo film giornalistico.

Tutto è un reality-thriller, tutto accade mentre Edward Snowden contatta la regista Laura Poitras e insieme al giornalista Glenn Grennwald si rinchiudono in una stanza d’albergo in Brasile. Durante gli incontri il giornalista scrive e pubblica alcuni articoli e subito partono i primi servizi alla televisione e vediamo cosi le vere reazioni degli artefici di questo caso mediatico.

Sono molti i momenti ironici, altri gli attimi di scioglimento di tensione genuini che possono accadere in un momento del genere: tutto questo porta, in definitiva, a presentarci un personaggio (perché ogni prodotto audio-visivo, anche un documentario, immancabilmente presenta un personaggio) davvero simpatico, uno di noi, del popolo che non ha nulla di speciale se non aver avuto il coraggio di fare un passo avanti senza rimpianti tanto da arrivare a chiedere lui stesso di “farsi disegnare un bersaglio sulla schiena” perché non vuole nascondersi di fronte alle conseguenze delle sue azioni: gli interessa solo proteggere i suoi familiari.

Si crea una sottile linea tesa durante la vicenda (…si diceva che i documentari sono noiosi!!!!): più di una volta siamo lì ad aspettarci che qualcuno faccia irruzione mentre Edward Snowden è nella sua stanza d’albergo. Anche quando le cose si smuovono di contesto e ambientazione (ci si sposta dalla stanza d’albergo) il senso di pericolo è tangibile perché qui inizia tutta una rincorsa a Edward Snowden per estradarlo.

La regista è quindi riuscita a portare la tensione ai livelli di un thriller politico raccontando una storia tramite fatti e senza espedienti inventati o volutamente ed esageratamente ingigantiti. Certo, ci introduce all’argomento con una premessa che mette in ballo alcuni fatti di natura dubbia dell’N.S.A. ma senza essere troppo pesante e lo fa solo per contestualizzare la vicenda. Invece lungo il racconto i vari interventi esterni (di solito usati come incisivi su un certo argomento o situazione) sono comunque ridotti al minimo perché è sempre la vita e la faccia di Edward Snowden al centro di tutto e non bisogna dimenticarlo mai.

Nota finale : Il famoso regista Oliver Stone stà girando un film dal titolo “Snowden” basato proprio sulla vita di Edward Snowden con l’attore Joseph Gordon-Levitt come protagonista. Partendo dal fatto che a me piace il regista in questione spero davvero che le persone guardino PRIMA questo documentario e POI il film del regista Oliver Stone

 

MIA MADRE – Visto da Joe

Regia: Nanni Moretti

Con: Margherita Buy, Giulia Lazzarini, Nanni Moretti, Tatiana Lepore, John Turturro, Pietro Ragusa, Beatrice Mancini.

Genere: drammatico.

Margherita, perché non provi per una volta a fare qualcosa… una cosa… che rompa i tuoi soliti schemi?”

E’ una battuta del film (riportata più o meno fedelmente) che risulta essere un po’ la chiave di tutto. Non è il solito film di Moretti: il regista, tramite la sua attrice Margherita Buy, ha davvero scompaginato i suoi schemi, i suoi punti fermi, partendo dal fatto che non è lui il centro principale della storia. Conoscendo il suo primadonnismo ci si potrebbe levare tanto di cappello, anche se c’è un MA di cui parlerò dopo.

Protagonista del film, dunque, è Margherita Buy che, guarda caso, nella storia interpreta una regista. Ma la sua parte non è una mera imitazione/rivisitazione di Moretti: è un personaggio dove sono sicuramente riscontrabili un certo tipo di nevrosi e insicurezze molto verosimili, ma che non sono le solite nevrosi ed insicurezze che caratterizzano i suoi ruoli. Oltre a questo, la pellicola ricorre molto più spesso del solito ad elementi surreali mescolando realtà con sogni inquietanti. Ciò capita soprattutto a Margherita che oltre all’aspetto pubblico (il suo essere cineasta alle prese con un set) deve pure badare all’aspetto privato, vale a dire curare una madre non del tutto autosuffuiciente, ricoverata in ospedale.

Moretti regista dà quindi al film una componente intimistica che a mio parere è nuova: risultano molto approfonditi i legami di Buy all’interno della storia dove si giostra nello stesso tempo ad essere figlia e madre, in rapporti che non sono sempre idilliaci, anzi che spesso rischiano il fallimento.

Sul lato pubblico, la storia mostra una Buy-regista disorientata anche dal contesto storico in cui vive, confermato questo anche dal film che sta cercando di mettere in piedi in mezzo a mille problemi.

Se in altri film Moretti dava al protagonista la propria faccia, qui invece elabora un’operazione più sottile: sdoppia se stesso mettendo a confronto (forse) la sua parte maschile e la sua parte femminile (Moretti-personaggio è fratello di Buy). In questo senso può fare il lucignolo di se stesso, può criticarsi il carattere, può bacchettare il suo modo di fare, può anche vedersi dal di fuori meglio di come possono averlo fatto le sue precedenti opere. Azzardo a dire che ha scelto questa stratagemma proprio per il fatto che il suo E G O è decisamente smisurato al punto che nessuno potrebbe criticarlo concretamente. E poi, sempre per questo E G O, che smacco sarebbe ricevere tutte queste critiche? Per un artista come Moretti, forse, una critica è una sconfitta inesorabile, un insuccesso da cu non ci si riprende. Per venirne fuori, sposta il bersaglio di queste critiche facendo diventare Buy un surrogato di se stesso. Con questo scambio, con questa specie di psicanalisi, il Moretti-Uomo può arrivare a capirsi ad accettare tutto ciò che gli viene mosso contro.

Si fosse trattato di autocritca politica (vedi Palombella rossa) ci avrebbe messo la faccia direttamente; trattandosi di un piano personale ha preferito giocare un po’ a nascondiglio.

Per tornare al discorso fuoridaglischemi, non può passare inosservato John Turturro, nella parte di un attore scritturato per il film della Buy, che all’interno della storia è una vera scheggia impazzita (bravo braverrimo).

Da ultimo vorrei parlare di Giulia Lazzarini, una donna di grande talento non solo artistico ma anche umano. La madre del film è lei, baluardo di un’antica generazione che non ne vuol sapere di nevrosi e dietrologie, di insicurezze e quant’altro. Il suo essere pratico, la sua mentaità si percepiscono lunga tutta la vicenda e… No, questo lo devono vedere (e sentire) quelli che andranno al cinema. Nel film, Lazzarini uber alles, almeno di una spanna.

Marvin e Joe stanno chiacchierando al centro della scena

M (affermando): Abbiamo parlato di due film diversi

JG (tra l’ironico ed il sarcastico): Ma va’? Non s’era capito… (più neutro) Comunque, e con questo?

M (con un po’ di sfida): Dobbiamo rompere gli schemi!… Vediamo se riesci ad arrivarci da solo…

JG (riflettendo, abbassando lo sguardo):Mmmh(rialzando lo sguardo, spaventato): Oddio.. Vorrai mica che ci mettiamo a recitare due monologhi in parallelo???

M (incalzandolo): Perché no? Sarebbe qualcosa di innovativo, sarebbe qualcosa di innovativo..

JG (con tono seccato): Così come sarebbe innovativo, dopo questa performance, essere ricoverati alla Neurodeliri, ma per favore (esce lasciando Marvin senza parole).

Fonte: youtube

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